Ma in fondo che ne so io di un campo di grano?
Stop alla carne sintetica, l’annuncio di Lollobrigida: «Siamo i primi al mondo, così tuteliamo la salute e le nostre tradizioni» (Open)
Mai più mangiare insetti senza saperlo: arrivano i decreti Lollobrigida (La Repubblica)
“È il vostro il vero liceo (istituto agrario), quello più profondamente legato alla cultura italiana” (La Repubblica)
Sono alcuni dei titoli e sottotitoli apparsi in questi giorni sulla stampa italiana.
Premetto che non ritengo ogni cambiamento o innovazione migliorativo a prescindere.
Sappiamo però di avere un problema legato alla siccità ed alla progressiva desertificazione non più trascurabile. Che nel mondo si muore ancora di fame e che anche nella nostra civilissima Italia sono tantissime le persone che non riescono a garantirsi un’alimentazione corretta o fanno la fila alle mense o ai centri che distribuiscono beni alimentari.
Sappiamo però anche che la carne cresciuta in laboratorio potrebbe essere una soluzione per il pianeta. Così come le proteine da insetti.
Perché trovare fonti di proteiche alternative alla carne animale consentirebbe di aumentare le colture diverse dai mangimi e ridurrebbe l’inquinamento prodotto dagli allevamenti.
Ma soprattutto dovremmo sapere che l’Italia non è solo un paese di coltivatori ed allevatori, senza voler assolutamente sottovalutare l’egregio e duro lavoro di tanti di loro.
Cercando su Google “what is Italy famous for” al primo posto mi compare questo risultato:
“Italy is famous for the Renaissance and the incredible artists it produced. Italy is famous for its tourism, its art cities and unique scenery. Italy is also known for its language, its opera, its fashion and its luxury brands. It is also known for its football team!”
In altri risultati appaiono anche e soprattutto la pizza, in subordine la pasta e la cucina, ma sempre unite ad arte e cultura.
Eppure nella narrativa del Governo sembra che il famoso “pizza e mandolini” si debba ridurre alla sola pizza.
Forse perché è più semplice farsi foto con un bicchiere in mano o mangiando qualcosa che parlare di arte o design. Ed è più semplice anche per noi parlarne poi al bar o nella pausa pranzo, piuttosto che affrontare il tema del ritardo sui progetti legati al PRNN.
Il mondo però continua ad andare avanti, con o senza il contributo l’Italia, e noi rischieremo un altro arretramento, un’altra carenza di competenze, salvo poi lamentarcene.
Invece di incidere nel cambiamento lo subiremo, ma eventualmente potremo sempre emettere una nuova legge per metterlo al bando.
Ma in fondo, effettivamente, che ne so io di un campo di grano?


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