I burdél, i Sèndic, la zént
Torno a parlare degli eventi idrogeologici che hanno devastato la Romagna, parte dell’Emilia e delle Marche, non per i danni immani ma perché mi hanno colpito, emergendo dal fango e dalle frane, alcune figure umane.
I burdél
Come all’alluvione di Firenze del 1966 sono ricomparsi “gli angeli del fango”. Ragazze e ragazzi che raggiungono le città ed i paesi della Romagna per aiutare a spalare il fango dalle case, dalle aziende e dalle strade.
Belli nel loro essere stanchi, sporchi di melma e mai fermi. Semplicemente felici di dare una mano.
Questa generazione che abbiamo definito di bamboccioni, di sdraiati, sta dimostrando che semplicemente non è come il mondo di noi adulti la dipinge.
E che non ha paura del lavoro, di quello pesante, di fatica. Forse vorrebbe solo che venisse pagato correttamente, se per una causa che ritiene giusta è disponibile a farlo solo a fronte di un grazie.
Non sono tutte e tutti così, è ovvio, e forse è solo una moda passeggera. Ma sono tanti, più di quanti credessimo.
I sèndic
Mi ha colpito anche l’impegno ma soprattutto lo smarrimento delle/dei sindaci. Cercano di essere ovunque, di dare le risposte che non hanno o non possono dare. A volte ringraziati, ma tante volte anche insultati ed offesi. E soprattutto per i piccoli paesi, in cui assumere una carica pubblica è davvero un impegno civico, e come si dice a Bologna “la fadîga la pâsa al gosst” (la fatica supera il gusto) mi chiedevo già chi glielo facesse fare anche in tempi migliori. Perché fare la/il sindaco non è solo tagliare nastri e mettersi la fascia tricolore, ma essere taggati tutti i giorni sui social dal cittadino di turno, essere presenti a tutte le iniziative comprese sere e week end, lottare con una burocrazia immane e cercare appunto risposte e soluzioni che non sempre esistono o sono possibili. Con il rischio costante di denunce ed a fronte di tagli di carriera, vite familiari improbabili e compensi non così importanti (per un comune sotto i 3000 abitanti siamo sui 2200 euro lordi al mese e parliamo del 69% di quelli esistenti). Voi lo fareste? Io sinceramente non so. Ed oggi li vedi tutte e tutti lì, a presidiare, a fare appelli, a chiedere per i propri cittadini e ad ascoltarli, anche quando li infamano.
La zént
La gente, gli abitanti delle terre della Romagna e limitrofe e la loro forza. Persone che in tutte le interviste televisive vedi con scope e pale in mano. Che scuotono la testa perché piangere non serve a nulla. Che ammucchiano mobili ed elettrodomestici da buttare o fanno la fila con pazienza per ritirare quanto ha consegnato l’elicottero con i rifornimenti. E ripetono, a rullo, ce la faremo, ci rialzeremo, spesso con un sorriso.
La gente in divisa, che senza sosta vediamo prendere letteralmente in spalla chi deve essere salvato o aiutato.
C’è una bella Italia in tutto questo, quella della gente che si riconosce nella solidarietà e nell’aiuto reciproco, quella che dona (a proposito, lo avete fatto?), quella che “sbadila”, quella che vorrebbe solo risposte e concretezza.
Questa gente meriterebbe un maggiore rispetto dalla politica, se come ci raccontano oggi i quotidiani, la nomina della/del Commissario alla ricostruzione sta diventando un tassello da Risiko, una Kamchatka dove mettere la propria bandierina sperando in un ritorno elettorale.
Perché di tutto, davvero tutto, c’è bisogno ma non di questo.


Lascia un commento