Sanità: non vorrei la terza coincidenza

La sanità pubblica è sicuramente in una situazione di difficoltà come mai prima. Ci sono liste d’attesa lunghissime, per fare visite ed esami specialistici spesso le strutture pubbliche non sono prenotabili ed occorre andare da privati accreditati, dove spesso lavorano medici già in pensione ed a volte un po’ saturi del mestiere. Con l’aggravio del fatto che, in caso di richieste di intervento, spesso si è obbligati ad una ulteriore visita di “conferma” da parte del SSN.

Mancano i medici, gli infermieri, il personale sanitario.

Perché per anni (e tutt’ora) abbiamo tenuto il numero chiuso alle facoltà, perché li paghiamo poco. Quanto poco? Secondo quanto riporta quotidianosanità.it l’analisi dei dati OCSE del 2020, che ha ricalcolato in dollari perequandoli al potere d’acquisto gli stipendi di medici ed infermieri, rispetto al resto dell’Europa un medico italiano guadagna in media 110.000 dollari, il 70% in meno di uno tedesco ed il 41% in meno di uno britannico. Sono pagati meno solo i medici di Grecia ed Ungheria.  Per gli infermieri la media è 39.000 dollari, arrivando anche qui a superare, ma di poco, sempre i soliti greci ed ungheresi.

A questo, nel Servizio Sanitario Nazionale, si aggiunge una carenza ormai strutturale di personale dovuta ai pensionamenti, ai licenziamenti volontari ed al fatto che meno della metà di chi esce oggi dall’Università con una laurea in campo medico pensa di lavorare in un ospedale. Paghe, orari massacranti, mancanza di valorizzazione delle competenze le principali motivazioni.

La pandemia ha poi ulteriormente aggravato la situazione, creando liste di attesa lunghissime, ritardi nei controlli e nella prevenzione con le ovvie ricadute in termini di cronocizzazione delle patologie o necessità di intervenire in modo importante laddove magari una diagnosi tempestiva lo avrebbe evitato.

Dopo questa lungo premessa, i fatti di questi giorni ripresi dal mio quotidiano.

Un paio di settimane fa ho fatto una visita ortopedica presso una struttura privata accreditata prenotando con il SSN e pagando il ticket a mio carico.
Il medico è arrivato con mezz’ora di ritardo (un traffico!), non ha guardato le radiografie che avevo portato e mi ha liquidata in cinque minuti, senza ascoltare cosa tentavo di dire, ma prescrivendomi altri due esami specialistici.
Ne sono uscita infuriata, pensando ai soldi pubblici che la clinica si è presa, al mio ticket buttato via ed al tempo che mi è costata questa “non visita”. Che andrò a rifare perché vorrei un parere medico, non una prescrizione anonima di esami.
Parlandone con un’amica mi ha detto “si vede che è il periodo”: è andata a fare un’ecografia per noduli alla tiroide in una struttura pubblica ricevendo un trattamento analogo, tre minuti per fare l’esame senza guardare i precedenti, senza guardare lei e senza chiederle nulla.

Se come si dice una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio ma tre sono una prova, ecco, io non vorrei incontrare a breve la terza coincidenza.

Perché l’indizio mi crea il sospetto che per smaltire le liste di attesa si finisca per fare il tutto in modo molto rapido e superficiale, ma se arrivasse la terza coincidenza ne sarebbe forse la prova.

Capisco quanto sia bello per l’Assessore o dirigente di turno raccontare di “come abbiamo ridotto i tempi di attesa e smaltito l’arretrato”, ma evitiamo che il prezzo sia quello di trascurare nel reale la salute delle persone.

Con le premesse di prima non sono in grado di dire se c’è una soluzione e quale possa essere, anche perché non ne ho le competenze, ma se la tutela della salute è un diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività, come recita la nostra Costituzione, chi deve se ne faccia carico e questo diritto ce lo garantisca.

Commento

  • Marina

    Che brutta esperienza! Anch’io nelle strutture sanitarie private convenzionate ho sempre avuto un trattamento analogo che mi ha fatto rimpiangere il pubblico, dove fortunatamente ho esperienze diverse.

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Esmeralda Ballanti

Classe 1963, giornalista pubblicista, vivo nella bassa bolognese. Diploma di ragioneria, segretaria di redazione e collaboratrice del periodico Nuovo Informatore.

Femminista, polemica, ho svariate passioni ed interessi che spesso non ho sufficiente tempo di coltivare. Ma si può sempre migliorare, in tutto.

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