Se sedici posti vi sembran pochi
Dal 63esimo al 79esimo posto in un anno: è dove ci posiziona la nuova classifica del World Economic Forum sul gender gap su 146 paesi.
In particolare il dato relativo alla partecipazione e alle opportunità economiche delle donne ci vede al 104esimo posto (eravamo al 110). Va un po’ meglio con il dato relativo all’accesso all’educazione (dal 59esimo al 60esimo posto), mentre quello relativo a salute e prospettive di vita è passato dal 108esimo al 95esimo posto.
Inoltre, ironicamente per un Paese in cui i principali leader di Governo e opposizione sono donne, la partecipazione e la rappresentanza delle donne in politica è crollata dal 40esimo al 64esimo posto. Il dato tiene conto sia della percentuale di donne in parlamento sia di quella nel governo, nelle posizioni di ministri. Volendo farebbe classifica anche per quanti anni è stata capo di governo una donna, ma negli ultimi 50 considerati dall’indice, possiamo mettere in conto solo pochi mesi del 2022.
Sempre in questi giorni è stata anche pubblicata una ricerca dell’Università di Cattolica sulla base degli audit condotti da Bureau Veritas Italia ad un anno dall’avvio della Certificazioni sulla Parità di Genere. I primi dati relativi ad un campione di 48 aziende riportano che quasi tutte di sono dotate di strumenti atti a introdurre nell’organizzazione il tema della Pari Opportunità, con budget dedicato in particolare tra quelle medio/grandi. Criticità vengono riscontrate sui temi relativi a opportunità di crescita, equità remunerativa e congedi parentali.
Occorre ricordare che la Certificazione non è ad oggi obbligatoria, quindi viene scelta spesso perché si è già avviato un percorso in tema di parità, per fruire degli sgravi ed agevolazioni concesse dalla legge e, perché no in un epoca di washing su ogni tema, per utilizzarla a fini pubblicitari (vedi la famosa pubblicità della De Cecco in occasione dell’8 marzo).
La ricerca evidenzia però due snodi importanti: quello del pay gap che vede spesso le donne meno pagate del collega maschio nello stesso ruolo e quello dei carichi di cura che determinano spesso una minor possibilità di carriera per le donne.
Che la strada per la parità sia ancora lunga lo sappiamo, e se servisse queste ricerche lo certificano.
Viviamo in mondo a misura d’uomo, dove ad esempio sul lavoro viene premiata spesso la presenza e non l’efficienza.
Un mondo lavorativo dove continuano ad emergere situazioni di molestie sistematiche o di sessismo di basso livello. Una intera pagina di Repubblica oggi è dedicata alle molestie nel campo delle agenzie pubblicitarie, con il racconto anche di una chat tra “soli maschi” di valutazione, apprezzamenti ed altro avente per oggetto le colleghe ed in particolare le neo assunte di una agenzia. Chat chiusa dalla dirigenza appena scoperta, ma che nulla toglie alla mentalità “da spogliatoio” di molti uomini anche giovani.
C’è molto da fare e sicuramente l’atteggiamento di questo Governo, che vede le donne soprattutto nel ruolo di madri al punto da aver ventilato di pagarle per assolvere a questo ruolo, non aiuta.
Un ultimo inciso dai giornali di questi giorni: c’è carenza di taxi. La forte ripresa del turismo ha reso plastico questo fatto, nelle grandi città negli orari serali si arriva ad un 30% di richieste inevase. Quegli stessi orari in cui non tutte le donne si sentono a proprio agio a prendere un mezzo pubblico o muoversi da sole a piedi. Non diventa allora un tema non solo di mobilità ma anche di sicurezza?


Lascia un commento