Il nemico siamo noi
Donne: uccise, stuprate, dai singoli, dal branco, da adulte, da bambine. I media di agosto ci hanno portato un catalogo infinito di orrori, un catalogo già imponente anche prima e che sta proseguendo impietoso.
Il nemico degli uomini, nel senso degli appartenenti maschi della specie umana che calpesta il suolo italico, sembriamo essere noi donne. Un nemico da schiacciare, punire, annientare.
Mi lasci? Ti uccido. Ti ubriachi? Ti stupro. Sei una bambina che ritengo inferiore a me? Ti stupro.
E c’è sempre la scusante: lei lo aveva lasciato, lei aveva un altro, lei era disinibita, lei era provocante, lei ci stava, lei passava di lì, lei aveva bevuto, lei non si è ribellata, lei ha denunciato solo ora. La colpa è delle donne.
E si propongono soluzioni estemporanee: non bere, copriti, ti dò una scorta, ti porto via da casa, ti nascondo. Chi si deve adeguare sono le donne, perché non si può pretendere che siano gli uomini a cambiare.
Ma perché in un paese che consideriamo civile, vivere come vuole, per una donna, deve essere un rischio?
Esiste, a mio parere, una responsabilità collettiva enorme, che coinvolge la società nel suo insieme. Un buco educativo che non abbiamo voluto o non siamo state e stati in grado di colmare.
Non è solo una questione di zone degradate, perché le violenze non vengono compiute solo da chi vive nelle periferie. Mi lascia un po’ perplessa anche la scusante (perché tale è) dei siti porno. Le violenze del branco, che giustifica tutti, sulle donne ci sono sempre state, ce lo dimostra la storia, soprattutto in ambiti di guerra. Perché è probabilmente una questione di esercizio del potere e non di sesso. Io posso, noi possiamo.
Torniamo quindi al tema educazione. Questi uomini, questi ragazzi hanno avuto o hanno delle famiglie, dei genitori. Saranno passati o stanno passando su banchi di scuola.
In nome di non si sa quale morale a scuola non si è mai voluta fare educazione sessuale e sentimentale, demandando alle famiglie il tema. Famiglie che evidentemente non sempre sono in grado di dotare le/i propri figli di strumenti corretti per relazionarsi con l’altro sesso ed il mondo che ci circonda.
Invece di proporre solo daspo o braccialetti elettronici e tutto il campionario di soluzioni che abbiamo letto e sentito in questa estate dell’orrore vorrei che tutte e tutti, per il bene delle nostre figlie e dei nostri figli, ammettessimo che forse qualche limite educativo lo abbiamo e demandassimo a persone esperte, preparate e competenti, attraverso la scuola, di fornire anche un’educazione di questo tipo. Al limite semplicemente reitererà quella familiare, se corretta.
Se per noi adulti è probabilmente tardi, almeno proviamo a salvare le nostre figlie ed i nostri figli.


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