Lo spot Esselunga

Pesche, cimici e stonature

Ritorno al mio blog ed a voi, lettrici e lettori, dopo un’assenza andata oltre il mio intendimento iniziale di fermarmi per il solo mese di agosto.
Parto ovviamente dal tema del giorno.
Uno spot che fa parlare è uno spot riuscito, piaccia o non piaccia, perché nel mare magnum delle pubblicità televisive riuscire a distinguersi e farsi ricordare è un’impresa.
Soprattutto se il centro dello spot è la famiglia, che dal Mulino Bianco in poi è stata ormai declinata in tutte le salse.
Avete già capito che scriverò anche io dello spot di Esselunga, quello della pesca, della bambina, della mamma e del papà. Non ve lo racconto perché l’avete sicuramente visto, e se così non è potete recuperarlo facilmente. Media, politica (!) e web se ne stanno largamente occupando, trovate già di tutto.
A me sinceramente ha dato un leggero fastidio, come se avesse un sottofondo stonato, e non tanto perché la pesca, frutto notoriamente piuttosto delicato, passa indenne non confezionata ma senza etichetta (all’Esselunga vendono le pesche al pezzo come i carciofi?); passa, dicevo, dalla cesta dello scaffale al tappeto della cassa, alla borsa della spesa, allo zainetto della bambina, al sedile dell’auto del papà senza un’ammaccatura, un miracolo insomma.
Ho trovato stonata la serietà della bambina, sì e no in età scolare, che sembra essere nel tutto la grande adulta della situazione. Che guarda sembrando un po’ sconsolata la mamma prima, il papà dopo, assumendosi il compito di tentare con l’escamotage della pesca ed una bugia il tentativo di far parlare tra loro i genitori. A quale scopo è lasciato alla fantasia e propensione del pubblico.
Perché una bambina e non un bambino? Perché un bambino nelle pubblicità va bene per correre, calciare un pallone, inzaccherarsi? Perché le bambine vengono considerate più sensibili e, lo si sa, crescono prima? Non vi suona un po’ come l’ennesimo stereotipo? La bimba seria e coscienziosa, la mamma che fa la spesa e gioca con la bimba ed il papà che guida l’auto… fatemi sapere cosa ne pensate.

Intercettazioni
Da alcune intercettazioni audio e video al Comune di Santa Marinella è nato un caso nazionale

Sempre in tema famiglia ho trovato stonato anche il modo in cui, in questo caso Repubblica, ha raccontato la faccenda delle “cimici” e microcamere piazzate dai Carabinieri nell’ufficio del Sindaco di Santa Marinella, che lo hanno anche immortalato mentre utilizzava il proprio studio come garçonnière. Poco corretto, vero, ma visto che le signore erano consenzienti, questi incontri non avevano nulla di penalmente rilevante. Però questi video, non attinenti all’inchiesta, sono rimasti agli atti ed hanno cominciato a circolare. E con essi l’identità di almeno una delle signore filmate, che si è poi scoperto essere sposata.
In una serie crime inglese, stile L’Ispettore Barnaby, avremmo scoperto della storia perché il marito della signora avrebbe forse tentato di lavare l’onta dell’adulterio attentando alla vita del Sindaco, o della moglie o di entrambi.
Invece no: nell’ottica di un giornalismo di servizio e di inchiesta, Repubblica dedica una serie incredibile di articoli (sull’edizione nazionale) alla cosa. Si parte dalla notizia dei video con un’inciso finale che riporta una dichiarazione del marito della fedifraga: “Sono distrutto. Vorrei poter vedere questo video, non ho chiesto alla mia signora se è lei la donna di cui tutti parlano. Mi fido ancora di lei, ma davvero vorrei poter guardare il filmato per togliermi questo enorme peso che mi porto dietro da diversi giorni”.
Il giorno seguente intervista sempre al marito, che si apre così: “Lei ha il video? Me lo faccia vedere. Devo sapere se è mia moglie. Io sono convinto che non sia lei, per me è solo un chiacchiericcio”, e prosegue tra l’accorato e la cronaca, se ci tenete recuperatelo.
Si prosegue il giorno dopo con un’intervista a lei: “Sì, sono io la donna ripresa con il sindaco in una stanza del Comune e l’ho dovuto dire a mio marito.” Si prosegue con altre domande e risposte tra le quali, verso la fine: “Guardi io non ho fatto una bella figura con i miei cari, lui forse da sindaco non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto dentro una sede istituzionale” e chiede che il sindaco si dimetta.

Non voglio entrare nel merito del contenuto delle domande e delle risposte, ma il tono soprattutto di queste ultime mi sembra un po’ ottocentesco, alla “e la sventurata rispose”. 

Stonato, appunto.

Il tutto si conclude, spero, oggi con titolo in prima pagina “L’alcova di Tidei nel giallo sexy di Santa Marinella”, non serve ormai neanche più spiegare chi è… All’interno, articolo a tutta pagina con una serie di dichiarazioni del sindaco e come foto principale lui con occhiali da sole seduto su un divano corredata dalla didascalia: “In Comune Ex deputato pd ed ex sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei, 77 anni, è il primo cittadino di Santa Marinella” con a fianco il sottotitolo: “Il sindaco sul divanetto degli incontri galanti”. Che dire?
Ma poi, se tutta questa storia di tradimenti e (testuale) “video hot” ha così turbato questa coppia, che si lamenta di tutta questa notorietà, della “brutta figura”, di ingerenze nella privacy, c’era bisogno di rilasciare interviste?
A voi la palla, o la pesca? (che per chi non conosce i modi di dire romagnoli significa anche grossomodo una situazione difficile da gestire).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esmeralda Ballanti

Classe 1963, giornalista pubblicista, vivo nella bassa bolognese. Diploma di ragioneria, segretaria di redazione e collaboratrice del periodico Nuovo Informatore.

Femminista, polemica, ho svariate passioni ed interessi che spesso non ho sufficiente tempo di coltivare. Ma si può sempre migliorare, in tutto.

Social