Sanremo, abbiamo un problema
Sanremo è il programma televisivo più seguito in Italia e, credo, anche quello di produzione italiana più visto all’estero. E rappresenta, piuttosto fedelmente, uno specchio del Paese, come persone ben più qualificate di me hanno spiegato ampiamente.
Uno specchio con una grande platea, che in esso si guarda: talvolta riconoscendosi, spesso criticando. Perché la critica a Sanremo è uno dei grandi sport italiani, più trasversale di quello di essere tutte e tutti grandi allenatori di calcio.
Uno specchio che rileva però anche tutte le rughe ed imperfezioni del nostro essere italianə (uso volutamente la schwa come carattere neutro).
Partiamo da una certa intolleranza verso i giovani: nella prima classifica parziale sono quasə tuttə in fondo, ma soprattutto la levata di scudi verso l’intemperanza di Blanco sul palco ha reso plastica questa cosa. Non voglio difenderlo, ma il paragone con Will Smith mi sembra quantomeno fuori luogo. Ha sicuramente esagerato, ha sicuramente sporcato molto il palco, ma a quanto pare un calcio alle fioriere era previsto. Le rose vilipese immagino sarebbero state cestinate 5 minuti dopo la sua esibizione, così come tutti i mazzi di fiori elargiti ecumenicamente a tuttə da Amadeus, di cui però nessuno si scandalizza. (Sulla consegna dei mazzi di
fiori ci sarebbe da parlare lungamente, non è detto che non lo faccia…). Ma il tutto ha dato modo di fare articoli e soprattutto la foto simbolo della prima serata: quella di Gianni Morandi con la scopa in mano.
Morandi con la scopa in mano poteva essere il grande momento “gender equality” della kermesse. Peccato che… Peccato che lui stesso nella seconda serata si faccia scappare un “le donne hanno pulito?”. Per carità, non voglio assolutamente accusarlo di sessismo voluto, è il frutto di quello interiorizzato: io entro con la scopa in mano ma chi ha pulito in realtà?
Peccato che alla conferenza stampa qualcuno chieda a Ferragni, sul cui monologo molto è stato detto e scritto quindi non mi ci butto anche ma che vorrei difendere, “Lo hai scritto tutto da sola?”
Peccato che, soprattutto, dopo aver portato sul palco le donne della DIRE e l’attivista iraniana Pegah con Drusilla Foer, in chiusura della seconda serata sia stato dato spazio ad Angelo Duro. Un monologo lunghissimo, che non ho trovato divertente, ma terribilmente fuori luogo e francamente noioso. Si fosse fermato al turpiloquio (dire cazzo in tv fa ridere?), all’elogio dei figli minori che non ha raccontato nulla di nuovo, ai tatuaggi per calarsi i pantaloni (un uomo in slip fa ancora ridere?), ma la parte finale sugli uomini che “sfasciano” le famiglie… un pezzo intriso di sessismo all’ennesima potenza: le donne mogli o puttane. Puttane, testuale. Ed il pubblico in sala che ridacchiava… lo stesso pubblico che ha fischiato Blanco per aver calciato una fioriera, lo stesso pubblico imbarazzato da Rosa Chemical, ride quando quello che Amadeus ha definito un comico chiede alle donne se preferiscono essere tradite dai mariti con un’amica o che vadano a puttane. Perché andare a puttane libera i testicoli, rende i mariti felici e così non sfasciano le famiglie. E si va a puttane, punto. Non ad altro.
E non mi dite che è quel tipo di comicità che serve a far riflettere, perché se questo doveva essere magari andava esplicitato prima o dopo. Perché in un paese ancora pieno di prostitute, spesso sfruttate, spesso vittime di tratta, parlare di puttane salvifiche per la famiglia, anche se all’una di notte, in un paese di analfabeti funzionali rischia di diventare un “ma l’hanno detto anche in tv!”.
Sanremo, abbiamo un problema: con i giovani, con chiunque sia un po’ fuori dagli schemi uomo/donna “tradizionali”, con le donne. E se questo non è uno specchio del Paese, cosa altro lo è?
PS: abbiamo anche un problema con l’audio, che spesso va e viene, che talvolta rimbomba e che diventa poco giustificabile in programma ad altissimo budget. Ma forse anche questo sta nello specchio.


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