25 Novembre
Sono passati più di due mesi dalla ricorrenza del 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite alla fine del 1999.
Siamo state e stati sommersi, come ogni anno, da proclami, dichiarazioni di intento, scarpe rosse e tutta la routine di immagini che accompagna questa giornata.
Nel 2022 la ricorrenza ha coinciso con il Black Friday e per molte aziende, che convenientemente sollecitate dai propri uffici marketing, utilizzano il 25 novembre per fare agli occhi della clientela l’ennesimo “washing” è stato un po’ un problema far convivere le due cose.
Su tutti i quotidiani, telegiornali e social sono stati pubblicati i dati dei femminicidi del 2022 alla data, non pochi: 104. E su questo argomento si è concentrata gran parte della narrazione.
Ma se andiamo a leggere quanto la risoluzione delle Nazioni Unite definisce come violenza contro le donne, troviamo: “qualsiasi atto di violenza di genere che provoca o possa provocare danni fisici, sessuali o psicologici alle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella vita pubblica o privata”. Non è quindi difficile renderci immediatamente conto che non basta contare solo chi è morta, ma dobbiamo allargare lo sguardo e chiederci a questo punto in realtà chi non è stata o peggio è soggetta a violenza.
Se questo è vero già nella nostra “civilissima” Europa, alzando ancora di più quello sguardo ci rendiamo conto di quanto altrove la situazione sia ancora più drammatica.
Le piazze manifestano in questo periodo per le donne iraniane, poco tempo fa erano quelle afgane che mobilitavano le coscienze.
Ma in India, in Brasile, in Nigeria, solo per citare tre paesi a caso in altri continenti, la situazione non è migliore. Discriminazioni, matrimoni coattivi, infibulazioni, libertà negate sono parte della vita quotidiana di milioni di donne, sempre per fare solo alcuni esempi tra i tanti possibili.
Massimo Recalcati ha scritto su Repubblica il 25 novembre un editoriale che ho trovato in buona parte calzante sul perché in realtà molti uomini non amino le donne, che vi invito a recuperare e che chiude con queste parole: “la libertà irriducibile della donna terrorizza il potere del patriarcato religioso che la deve a tutti i costi domare, disciplinare, estirpare come fosse una cancrena”.
Il rispetto reciproco, la parità di genere sono concetti che forse non entreranno mai nella vita di tanti e tante di noi, ma non per questo dobbiamo smettere di crederci e di fare il possibile ogni giorno perché prima o poi tutte le figlie del mondo siano davvero libere.
Intanto continuiamo a conservare nell’armadio le nostre scarpe rosse, purtroppo torneranno utili anche il prossimo anno.


Lascia un commento