Andremo a trenta all’ora

Sono prevalentemente una camminatrice: dove e quando posso preferisco muovermi mettendo un piede dopo l’altro.

Come pedone sono ligia: attraverso sulle strisce dopo aver controllato a destra e sinistra, anche nelle strade a senso unico, aspetto il verde ai semafori, evito di camminare guardando il cellulare, insomma generalmente rispetto con prudenza quelle che sono le regole del codice della strada.

Bologna per i pedoni è una città accogliente, i portici abbracciano e proteggono chi cammina. 

Quotidianamente però sotto i loro archi mi ritrovo a dover schivare, oltre alle deiezioni dei cani, quelli che camminano guardando solo lo schermo del telefono, biciclette, monopattini e qualche volta (rara per fortuna) scooter.

Gli stessi mezzi che se ne vanno belli tranquilli contromano in molte strade o che passano con il rosso. O le stesse persone che si buttano in mezzo agli incroci o sbucano da dietro le colonne dei portici, contando sul fatto che qualcuno azioni in tempo il proprio sistema frenante.

Tutta questa premessa per dire che nonostante io sia la parte debole non capisco la necessità di portare la velocità stradale in città ai 30 all’ora. Non serve che mi spiegate che così si riducono i tempi e gli spazi di frenata e quindi si salvano vite, quello l’ho capito. E non parlo ovviamente di zone residenziali come esistono in molti comuni del circondario, lì può avere un senso in termini di rumorosità anche se credo siaparzialmente vanificata dai dissuasori ormai piazzati ovunque. Su molte strade cittadine invece, tipo quelle percorse anche da camion ed autobus, ribadisco, il limite mi lascia francamente scettica e perplessa.


Perché esiste un Codice della strada, che prevede regole ben precise, regole che se rispettate le vite le salverebbero già.

Se le persone osservassero i limiti e le prescrizioni del Codice gli incidenti, anche mortali, ritengo diminuirebbero drasticamente. Ma invece di effettuare i controlli ed applicare le sanzioni previste, come sempre più spesso accade in Italia, si preferisce mutare la norma in senso restrittivo. Come se questo potesse cambiare il comportamento delle persone. Chi è ligio si atterrà anche a questa norma, dovuta a chi le regole non le rispetta, ed i soli “furbi” continueranno a fare i propri comodi. Lo faranno perché tanto i controlli resteranno ben che vada quelli che sono e quindi non ci sarà motivo di adeguarsi a nuove regole più restrittive di quelle già non rispettate oggi.


Sono graditi commenti e spiegoni, solo una premessa: le offese gratuite non saranno pubblicate.

Commento

  • Luca

    Esiste proprio un tema di approccio culturale e di senso civico. Spesso in Europa non sono necessarie norme restrittive per rispettare le regole. Esistono regole “naturali” tra i cittadini che sentono spontaneamente di adottare comportamenti di rispetto collettivo. In Italia questo purtroppo non accade e si rendono necessarie norme restrittive e controlli stretti.

    • Esmeralda Ballanti

      Grazie Luca per il tuo riscontro. Ti invito a leggere la mia risposta all’altro commento e, come ho scritto, parliamone!

  • Alessandro Marchi

    Gentile signora mi pare di capire dalle tono del suo post che andare a 30 all’ora rappresenterebbe per lei una sconfitta, un peggioramento, perché vorrebbe andare più veloce. Mi lasci farle notare che andare a 30 vorrebbe davvero dire andare più veloce!. Attualmente la velocità media in città è infatti dii 22 km all’ora, di non più di 15 per i mezzi pubblici. Il fatto che il limite sia fissato a 50 kmh non significa assolutamente che si vada a 50: quella è la velocità di picc, l’accelerata fra un semaforo l’altro che non serve a nessuno se non inquinare di più, a consumare più carburante e forse a lenire una qualche frustrazione insoddisfatta.
    Siamo tutti d’accordo che si rispettate il codice della strada alla lettera gli incidenti sarebbero pochissimi. Purtroppo però viviamo nel mondo reale, un mondo fatto da persone che infrangono sistematicamente il codice della strada per leggerezza, distrazione o irresponsabilità. L’informazione e la formazione possono fare molto, ma non tutto.
    Purtroppo viviamo in un mondo dove ci sono moltissimi atti di violenza stradale: anche qui bisognerebbe fare una revisione del nostro linguaggio, dato che quelli che definiamo incidenti sono appunto per la maggior parte dei casi le logiche e neffaste conseguenze di comportamenti che violano la legge.
    La città trenta non è, come dice lei è, un restringimento della normativa, bensì nuovo modo di concepire la città in un modo che restituisca lo spazio a cittadini in quanto tali, in quanto persone in carne ed ossa e non in quanto inserite all’interno di un veicolo. La città 30 è un modo di rendere lo spazio urbano più accogliente per le persone anziane, per i bambini, per i disabili e per chi si vuole muovere a piedi o in bicicletta, per chi vuole – appunto – vivere la città in maniera attiva.
    La città 30 non ha certo solo vantaggi sulla mobilità: questo tipo di concezione porta ai una riduzione del rumore che va dal – 30 al – 50%. Una Bologna più silenziosa! Recentissimi studi hanno confermato che il rumore del traffico aumenta il rischio di ipertensione, cosa che già si era notata a Bilbao e adesso è stata riscontrata con altri studi pubblicati di recente dalla CNN. L’influenza benefica di una città così sulla salute sono evidenti e sono evidenti anche ii grossi risparmi dal punto di vista del costo sociale: ricordiamo infatti che ogni morto ha un costo sociale stimato di 1,5 milioni di euro (Ministero dei Trasporti docet): a Bologna ce ne sono in media 20 all’anno, in Italia tremila (3000!, buona parte nelle città). Se riuscissimo, come per ora stanno facendo le città trenta, a ridurre del 50% la mortalità capisce anche lei di che risparmio sociale economico stiamo parlando: enorme.
    Ma i risvolti positivi sono anche sull’inquinamento: le automobili che si muovono a 30 all’ora con una velocità più costante, con meno picchi di velocità e forti accelerazioni ,consumano meno e nelle città trenta i dati sugli inquinamento sono i miglioramento, anche perché naturalmente un ambiente urbano più accogliente favorisce la la mobilità attiva, quindi gli spostamenti a piedi in bicicletta. Tutto questo non può prescindere da una differente struttura “fisica” della città: è questo che aiuta e invoglia gli spostamenti attivi: il fatto che la città sia configurata diversamente dal punto di vista strutturale: non solo cartelli e controlli ma chicane, strade scolastiche, piazze per le persone, zone di incontro, restringimenti,… Importante è che il servizio di Trasporto Pubblico Locale sia adeguato.
    Ci sono anche altri risvolti positivi: dagli studi effettuati da gruppi di investimento e banche (ad esempio BNP Paribas) si evince che nelle zone in cui la circolazione è calmierata da dissuasori, nelle strade in cui gira più gente a piedi e meno in macchina,
    negli ambienti urbani più curati, verdi tipici della città 30… il valore degli immobili e il giro d’affari degli esercizi commerciali è cresciuto!
    Tutto questo senza dimenticare che tutte le statistiche e gli studi che sono stati fatti nelle città trenta relativamente ai tempi di percorrenza dicono che sono sostanzialmente rispettati, in alcuni casi addirittura leggermente ritoccati al ribasso: questo perché la città 30 è un circolo virtuoso: più gente si sposta a piedi meno anche le strade sono ingombre, questo è evidente, e meno macchine ci sono in giro più si avrà voglia di godersi la città.
    La cosa la cosa che stupisce sempre un po’ è come si cerchi di trovare dei punti deboli e di smontare la città 30 fingeno di ignorare come stia funzionando ovunque in Europa sia stata applicata adeguatamente ma soprattuto come si tenti di difendere un sistema, quello nel quale viviamo oggi, che rende le nostre città più brutte, con strade pericolose in cui restiamo spesso imbottigliati… qual è il motivo per arroccarsi a protezione di un sistema tanto fallimentare?

    • Esmeralda Ballanti

      Egregio signor Marchi, la ringrazio per il riscontro, anche se non capisco dove abbia letto nel mio articolo una difesa dell’utilizzo dei veicoli, a motore o anche a pedali.
      Della sua lunga argomentazione (se posso un consiglio accorci un po’, ci vuole davvero uno sforzo ad arrivare in fondo al suo commento) stracolma di dati statistici ma, mi permetta, relativamente di quotidianità, mi restano due dubbi di fondo.
      Lei concorda sul fatto che viviamo in un mondo in cui le persone infrangono sistematicamente il codice della strada, quindi torniamo a quanto mi chiedevo, cosa cambierebbe? chi già non lo fa perché dovrebbe rispettare nuove regole?
      Inoltre mi sembra lei continui comunque a pensare ad un mondo veloce e pieno di automobili, o forse pensa sia quello che vorrei io. Se vogliamo davvero cambiare in meglio la vita di tutte e tutti noi e salvaguardare il nostro fragile pianeta, usciamo dallo schema e modifichiamo gli stili di vita, ad esempio con vere città a 15 minuti, smart working diffuso e servizi di trasporto pubblico efficienti 24/24, che coprano anche tutto il territorio metropolitano. Rendiamo le automobili superflue ovunque possibile. Parliamone, ma senza slogan (e su questo taggo anche Luca).
      Su una cosa ha ragione, dal mio punto di vista i 30 all’ora sono una sconfitta, perché non toglierebbero un veicolo dalla strada.
      Ps: la ringrazio anche per la sopravvalutazione delle mie potenzialità atletiche, andare oltre ai 30 all’ora a piedi?

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Esmeralda Ballanti

Classe 1963, giornalista pubblicista, vivo nella bassa bolognese. Diploma di ragioneria, segretaria di redazione e collaboratrice del periodico Nuovo Informatore.

Femminista, polemica, ho svariate passioni ed interessi che spesso non ho sufficiente tempo di coltivare. Ma si può sempre migliorare, in tutto.

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