Alluvione Emilia Romagna

La fragilità del territorio e quella della politica

Piove, in primavera è normale che piova. Lo deve fare per evitare estati siccitose.
Però negli ultimi anni, e questo in particolare anche per l’Emilia Romagna, quando piove sono guai e mai come in questi giorni. Fiumi e torrenti che esondano, frane e smottamenti, allagamenti, strade bloccate, sfollamenti. Tantissimi danni e purtroppo anche morti. Annullato ieri, giustamente vista la situazione, anche il Gran Premio di Formula Uno a Imola.

In queste situazioni riscopriamo tutte le volte quanto è fragile il nostro territorio. Una fragilità che non è però ignota, ma sulla quale sembra non voler intervenire nessuno.

Seguendo la moda di questi anni, vengono interpellati “gli esperti”, che ci spiegano che il terreno era troppo secco e quindi non è riuscito ad assorbire l’acqua (questo la scorsa settimana), poi che era troppo intriso d’acqua e quindi non riesce più a trattenerla (questa settimana), che è il cambiamento climatico che non sempre causa fenomeni estremi ma può semplicemente far piovere molto o non far piovere affatto (ma allora gli attivisti di Fridays for future tutti i torti non hanno?)…
Resta che parte dell’Emilia e gran parte della Romagna sono finite sott’acqua. E ci siamo guardati in faccia, un po’ stravolti, perché di solito queste cose succedono in altre zone d’Italia e le vediamo solo al telegiornale.
Ricomincerà, dopo, la tiritera sulla fragilità del territorio, su quanto si potrebbe fare per salvaguardarlo e non si fa. Spesso per mancanza di fondi. Peccato che qualche anno fa fosse stata istituita una struttura, Italia sicura, con una propria dotazione economica e lo scopo di fare check prioritariamente sul dissesto idrogeologico ed iniziare a mettervi riparo. Struttura poi avocata con le proprie risorse in un ministero dal primo governo Conte e svanita nel nulla.

Il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che in questi giorni non so se abbia dormito tra riunioni, sopralluoghi ed interviste, ha chiesto di poter essere il Commissario alla ricostruzione, su cui ha già l’expertise post terremoto, e quindi poter avere la gestione dei fondi. E possiamo capire perché, visto che si sono già palesati un tot di ministri e vice ministri, ma non si capisce di chi siano le effettive competenze.
Ma a costo zero non si potrebbe intanto evitare di antropizzare l’ambiente residuo? Quando ricostruiremo, potremmo forse non farlo nelle zone che sappiamo già a rischio?
Perché sicuramente l’evento è stato estremo, ma al di là del terreno troppo asciutto o troppo bagnato, come rilevava qualcuno, il non avere terreno libero, il tombare fossi e torrenti, avere strade, selciati, sempre più tetti e grondaie che scolano non su prati, ma nelle reti fognarie, acque che immagino poi finiscano in canali, fiumi e torrenti, forse non aiuta.
In Emilia Romagna è stata approvata tempo fa una legge per il consumo di suolo a saldo zero, però come obiettivo per il 2050. Ben prima dovremo tentare di raggiungere quelli dell’agenda 2030. Ma guardandoci intorno continuiamo a vedere gru, nuovi insediamenti industriali ed abitativi: semplificando la cementificazione non si ferma. Per i Comuni le edificazioni sono soldi, gli oneri di urbanizzazione aiutano a far quadrare i bilanci, ma senza guardare al domani, al dopodomani ed al conto finale che questo comporta. È questo che rende fragile la politica, il privilegiare la risposta immediata e facile a quella che nel breve dà forse meno consenso ma aiuta il futuro.

Dobbiamo rompere questo schema, con atti di coraggio che non saranno forse popolari oggi, ma pagheranno in un domani.

Adesso occorre asciugare, spalare, ricostruire e sistemare. Ma in questo, perdonatemi un po’ di orgoglio del territorio, noi Emiliano romagnoli siamo bravi. Gli aiuti sono non solo benaccetti, sono necessari, intanto comunque ci rimbocchiamo le maniche, arrotoliamo i pantaloni ed imbracciamo scope e spazzoni.
Però passata la tempesta non limitiamoci ad ascoltare gli augelli far festa, pensiamo da subito a come iniziare ad evitare queste catastrofi ed agiamo di conseguenza.
Le mie radici sono romagnole, di Brisighella per la precisione: vedere quelle immagini, sentire l’angoscia nei messaggi scambiati con chi conosco in quelle zone è terribile. Qui sotto trovate il conto aperto dalla Regione per la raccolta fondi, grazie per quanto potrete donare.

Raccolta fondi
Il conto aperto dalla Regione Emilia Romagna per raccogliere i fondi a sostegno delle persone e comunità colpite dalle alluvioni e frane di questi giorni

Commento

  • Cinzia

    Condivido pienamente e totalmente quanto scritto e mi piacerebbe che fosse anche messo in pratica.
    Possibilmente al più presto….

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Esmeralda Ballanti

Classe 1963, giornalista pubblicista, vivo nella bassa bolognese. Diploma di ragioneria, segretaria di redazione e collaboratrice del periodico Nuovo Informatore.

Femminista, polemica, ho svariate passioni ed interessi che spesso non ho sufficiente tempo di coltivare. Ma si può sempre migliorare, in tutto.

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