Continuiamo a far  tintinnare le chiavi di casa

Una decina di giorni fa ho assistito ad uno speech del giornalista Mario Calabresi dal titolo “Per non smarrirsi” in occasione dell’Assemblea Generale dei Soci di Coop Alleanza 3.0.

Parlava di coerenza e reputazione ed a un certo punto ha citato lo “hockey stick effect”. È così chiamato un effetto per cui un grafico sostanzialmente piatto ad un certo punto si impenna, esattamente come fa la mazza da hockey. Si tratta di un concetto che si applica principalmente in climatologia ed economia, ma lui lo ha utilizzato parlando appunto di reputazione e coerenza. Nel caso in cui tanti piccoli “sgarri” si sedimentano nelle coscienze delle persone in modo apparentemente innocuo, fino ad esplodere segnando un punto di non ritorno. E spesso è un un ulteriore evento, non tanto dissimile dagli altri, che fa scattare il troppo pieno.
Quando ne ha parlato mi è subito venuto in mente il femminicidio di Giulia Cecchettin. Per quante persone hanno manifestato nei giorni successivi ed il 25 novembre, per lo spazio che dedicano al suo omicidio e di conseguenza anche al tema della violenza sulle donne i media, per le migliaia di persone presenti al suo funerale.

Voglio coltivare la speranza che l’ondata emotiva scatenata dalla sua morte, che si somma a quelle di tante, troppe, non si plachi. Che sia quella morte che cambia le regole, la mentalità della nostra società.

Perchè, come ha detto al funerale il padre di Giulia Cecchettin, è un problema che investe tutte e tutti noi ed è tempo di ammetterlo ed affrontarlo. Di smetterla di dibattere sulla semantica, di dire non mi riguarda, di dire io sono diverso, lui è diverso.

Di inserire davvero e seriamente nelle scuole un’educazione effettiva e sessuale, passando dagli annunci alla programmazione vera, implementando anche un supporto psicologico a cui le ragazze ed i ragazzi possano accedere gratuitamente e che le/li possa seguire ove necessario.

Come ha scritto mercoledì scorso Chiara Serughetti sul Domani serve un movimento, continuo, attivo, militante ma soprattutto largo e intergenerazionale sul genere dei Fridays for Future. Un movimento che non si fermi, ma continui a chiedere un cambio di passo, di mentalità, di impegno. Un movimento tale da smuovere la società, come furono negli anni ’70 quelli a favore del divorzio o delle interruzioni volontarie di gravidanza.

Solo così, solo continuando a far tintinnare le chiavi di casa, riusciremo a mantenere alta l’attenzione e diminuire significativamente il numero di donne uccise, maltrattate, discriminate.

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Esmeralda Ballanti

Classe 1963, giornalista pubblicista, vivo nella bassa bolognese. Diploma di ragioneria, segretaria di redazione e collaboratrice del periodico Nuovo Informatore.

Femminista, polemica, ho svariate passioni ed interessi che spesso non ho sufficiente tempo di coltivare. Ma si può sempre migliorare, in tutto.

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